Home » Itinerari » Entroterra » Castello di Montescudo
Montescudo sorge su un poggio elevato della Valconca al confine con la Repubblica di San Marino; la sua posizione, la sua struttura, la integrità del suo paesaggio agricolo dei borghi rurali ne fanno tappa significativa dell’itinerario ideale per la scoperta delle cose più nascoste dell’entroterra riminese e delle tradizioni legate al mondo contadino e tradizionale.
Ancora oggi i dati sui fondatori del Mons Scutulum sono incerti e poco chiari. I ritrovamenti archeologici indicano la presenza sul territorio, nelle varie epoche protostoriche e storiche, di vari gruppi etnici: umbri, etruschi, celo ed infine romani. Il vicino centro di Santa Maria del Piano, noto anche ai giorni nostri per un’ottima produzione di terracotte, fu certamente frequentato, fin dal più lontano passato, per i suoi giacimenti di argilla che, diedero avvio al fiorente commercio di vasi e anfore con la Grecia ed il resto d’Italia, attraverso l’antico centro costiero di Crustumium. Il primo documento che cita per iscritto Montescutolo è un diploma che Ottone I donò ai Carpegna nel 962, come simbolo dell’ avvenuto passaggio di proprietà dei feudi in esso elencati. I Carpegna erano i più potenti e antichi signori delle terre alte della Valconca. Solo più tardi, Montescudo divenne per i Malatesta un punto strategico per il controllo del proprio territorio. Nel 1528, tuttavia, la Fortezza malatestiana dopo brevi interventi montefeltrani, venne in possesso della Chiesa. Sotto il dominio napoleonico Montescudo fu capoluogo del III Cantone del Compartimento di Rimini. L’antico nome Montescutolo fu mutato in quello attuale poco dopo l’annessione al Regno d’Italia, nel 1862.
Tutto il territorio comunale è costellato di segni del passato: la cinta muraria, la torre civica del trecento ed una singolare ghiacciaia, poste nel centro storico, e numerosi casolari e borghi rurali sparsi nelle campagne tra i quali l’intatto castello di Albereto a qualche km. dal paese.
La bella torre civica di Montescudo, che pur rimaneggiata, mantiene sostanzialmente la sua struttura del XIV secolo. Si trova nel centro storico
Un raro esempio di ghiacciaia di epoca malatestiana si trova sul fianco del piazzale principale, in Via S. Paolo dell’Olmo. Molto interessante la sua tecnica costruttiva.
I resti delle mura erette da Sigismondo sono state completamente restaurate. Con la loro altezza ed inclinazione dovevano rendere imprendibile il Castello. Durante il restauro delle mura è stata rinvenuta una anfora contenente 22 medaglie che rappresentano il Tempio Malatestiano di Rimini e Sigismondo Pandolfo.
Interessante è anche la Chiesa Parrocchiale dei SS. Biagio e Simone, nel capoluogo, che conserva un bel crocifisso in legno del XII sec. L’attività agricola, importante nel passato come ai nostri giorni (olio, grano e vino), è stata recentemente oggetto di studio e strumento ideale per recuperare l’antico sapere popolare. Presso la scuola media è stato allestito, da allievi e docenti, un interessante Museo della Civiltà Contadina dove sono esposti gli strumenti del secolo scorso in uso nelle campagne e nei borghi. Notevole il Museo della guerra ospitato nella Chiesa della Pace in frazione Trarivi. In frazione S. Maria del Piano sono attivi alcuni laboratori di ceramiche.
A 4 km da Montescudo si trova il Castello di Albereto. Un piccolo borgo rurale dalla esemplare struttura fortificata: i recenti restauri ne hanno fatto una delle perle architettoniche della Signoria dei Malatesta. Già citato nel 1233 il Castello viene rafforzato da Sigismondo Malatesta intorno alla metà del 1400. Spiccano la cinta muraria realizzata secondo i canoni della tipica “scarpata malatestiana”, le tre forti torri circolari, la torre campanaria e la terrazza belvedere, da cui si gode il panorama di tutta la costa riminese.
Nella canonica della chiesa di Valliano, immersa nel verde e custode di affreschi bellissimi, è stato allestito un piccolo ma davvero interessante e ben curato Museo etnografico. Il museo ha vocazione soprattutto didattica: offre infatti la possibilità di conoscere mestieri, modi ed usi della popolazione del luogo e l’organizzazione della vita rurale fondata sull’allevamento, in prevalenza suino, sui prodotti della terra, sull’apicoltura e viticoltura. Le diverse sezioni presentano la tessitura e stampa a ruggine delle stoffe, tipiche della Romagna. La viticoltura con botti, giare ed altri attrezzi della vinificazione. Giocattoli e giochi dell’infanzia contadina e produzione locale della terracotta.
Uno degli gli appuntamenti folkloristici più singolari è senz’altro la Fiera del Perdono o Sagra della Patata che si tiene la seconda domenica d’agosto ed attira (attraverso il forte richiamo della gastronomia) frotte di turisti dalla vicina Riviera. La “patata di Montescudo” è nota per la sua bontà e qualità, grazie alla particolare natura dei terreni. Le patate di Montescudo sono più consistenti e saporite e si prestano per la preparazione degli gnocchi. Durante la sagra si possono gustare piatti tipici come il baccalà con le patate, i rinomati gnocchi e ricette particolari come il gelato di patate.
Oltre alla patata, considerato uno dei migliori prodotti di tutta l’Emilia Romagna, a Montescudo sono valorizzati anche altri prodotti locali come vino, miele e formaggi, grazie allo speciale circuito Sapori di Montescudo che ha messo insieme produttori, ristoratori e rivenditori.
Nella frazione di Santa Maria del Piano esiste una antica e consolidata tradizione di terrecotte. Ancora oggi sono attivi diversi laboratori e centri di produzione. Merita una visita alle varie botteghe dove si può trovare qualche pezzo tradizionale ed una vasta scelta di pezzi moderni.